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di Nanny Loy

Con: Leo Gullotta, Peppe Lanzetta, Sara Basile, Francesco Allocca, Christian Capone, Pino Ammendola Germano Bellavia
Italia 1989

"Scugnizzi - Il film" di Noemi Cerrone

Se io dico “Scugnizzi”, a voi cosa viene in mente?
Claudio Mattone, Sal Da Vinci, Pietro Pignatelli… esatto.
Il musical teatrale con 26 giovani talentuosi tra cantanti ed attori…esatto.
Un grande, grandissimo successo e tournèe con tutto esaurito…esatto. Bravi. O meglio, pessimi! Perché vi siete dimenticati, in massa, che prima ancora di “C'era una volta.....Scugnizzi” esiste il film che l’ha ispirato. Non a caso “c’era una volta”. Ma a salvarlo dal vostro irresponsabile oblio ci pensiamo noi. O meglio io, che ho amato e amo tanto questo film e che purtroppo non ebbe grande fortuna tra critica e botteghino.

Era il 1989. Un regista cagliaritano – un certo Nanni Loy – scelse, per una chiara passione nei confronti della nostra terra, di lavorare ancora una volta materia napoletana (già nel 1962 diresse “Le quattro giornate di Napoli”, e tornerà a farlo nel 1992 con il più famoso “Pacco doppiopacco e contropaccotto”). Il plot è piuttosto semplice: tutte le fasi di preparazione, fino all’esibizione finale, di uno spettacolo teatrale, nella fattispecie un musical. I protagonisti: detenuti del carcere minorile di Nisida. Il direttore artistico: Fortunato Assante, un sublime Leo Gullotta. Il teatro che ospiterà il loro spettacolo (e qui il lato fantascientifico del film, ma più che giustificabile): il San Carlo di Napoli. Ed in mezzo, con un ritmo sostenuto, godibile - grazie al montaggio - vicende in flashback di tutti i protagonisti, immagini metaforiche allusive o rappresentative della realtà specifica cantata in quel momento, alternate a pezzi dello spettacolo, durante le prove o durante l’esordio in teatro.

C'è ironia e tragicità, folklore sano e viziato, imperfetta distinzione tra il bene e il male. Ma alla fine i delinquenti, i minori, quelli che spacciano, rapinano o usano la violenza, è chiaro che ne escono come vittime; vittime di una realtà amara e di un sistema che li vuole duttili e affabili pedine. Il finale del film è una doccia fredda. E lo scugnizzo che rincorre il furgone per dare il resto dovuto è una magra consolazione, una piccola perla tra la feccia. Un brivido. Stesso forte contrasto tra quel lutto silenzioso racchiuso in due metri quadri di camion, e che attraversa il delirio spensierato della folla che festeggia la vittoria dello scudetto del Napoli.

La colonna sonora è sia arteria vitale sia potente collante per tutto il tessuto narrativo. Nel 1990 gli valse due David di Donatello, numerosi premi e nastri d'argento: migliore musicista e migliore canzone, ad opera di Claudio Mattone. Ci sono pezzi come “Gente magnifica gente”, “A’ città e’ pulcinella” (iperinflazionate in tutte le recite dal ’90 a venire) o “Carcere e mare”, “Zoccole” , "Perzone perzone" che sono ormai parte della storia della canzone napoletana contemporanea. Circolavano nelle solite cassettine pirata, e non si poteva fare altro che consumarle. Ora le trovate comodamente in Rete, su Emule o giù di lì. Per il film c’è qualche problemino, invece. Non certo per chi ha Fastweb ed è immune al fascino e l’attrattiva di un dvd o un vhs originali. Il fatto è questo: in vendita non esiste. Feltrinelli, Fnac, Blockbuster (ae’). E pare che anche la Televisione se ne sia dimenticata.

Resterebbe l’ultima spiaggia: cercare il prezioso film nel regno del baratto. Ma oltre ad una locandina su ebay si rintraccia un solo timido annuncio: “Cerco il film scugnizzi di nanny loy con gullotta”. Risposte: “Non vi sono risposte per questo annuncio”.
Triste , e prevedibile, assenza di offerenti. Sarà perché ha scritto Nanny per Nanni?
Insomma…ehi, voi, ci decidiamo a distribuirlo? Qua c’è gente che ce l’ha nel cuore, ma alla quale non dispiacerebbe averlo anche sulla mensola (o scaffale, se preferite).

 

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