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  • DATA USCITA: 02 ottobre 2014
  • GENERE: Drammatico
  • ANNO: 2013
  • REGIA: Guido Lombardi
  • SCENEGGIATURA: Guido Lombardi
  • ATTORI: Peppe Lanzetta, Salvatore Striano, Salvatore Ruocco, Carmine Paternoster, Gaetano Di Vaio
  • FOTOGRAFIA: Francesca Amitrano
  • MONTAGGIO: Annalisa Forgione
  • MUSICHE: Giordano Corapi
  • PRODUZIONE: eskimo, Figli del Bronx, Minerva Pictures, Rai Cinema
  • DISTRIBUZIONE: Microcinema
  • PAESE: Italia
  • DURATA: 100 Min

 

Con Take Five ho provato a raccontare la storia di cinque “irregolari”, tutti con un sogno in comune, quello di arricchirsi. Per una forma di riscatto, per sfuggire ai propri fantasmi, o più semplicemente perché ognuno di loro crede che il denaro sia l’unica cosa per la quale valga la pena di vivere. Ma ho voluto raccontare anche cinque solitudini, che solo per pochi giorni si incontrano in nome di un progetto comune. Prevedendo tuttavia che la loro non può che essere un’unione fittizia, che duri il tempo di una rapina. Fino all’epilogo clamoroso ma inevitabile: la perdita del denaro per cui hanno lottato e la perdita dell’innocenza...

Girando Take Five ho fatto ricorso, consapevolmente, agli archetipi del film di genere, pur volendo raccontare, a mio modo, una porzione del nostro tempo. Un tempo, una società, dove le persone sono sole, ossessioante, depresse. Dove i soldi, il successo, la fama rappresentano l’unica forma di riscatto da un anonimato altrimenti giudicato insopportabile.

NOTE DI PRODUZIONE

Take Five nasce come un film low budget caratterizzato da un impianto produttivo che può definirsi di tipo teatrale-documentaristico. A giustificare meglio e a rendere possibile questa via produttiva, hanno concorso non pochi elementi. Un intreccio fatto di ragioni di tipo narrativo, o comunque espressivo, e altre di ordine tecnico e organizzativo. Si tratta di un film interamente ambientato in pochi e significativi ambienti, tutti riferibili alla medesima area geografica, quella del napoletano, e in un mondo, quello della piccola malavita organizzata, oggi con una fortissima identità “visuale” oltre che socio-antropologica. Un mondo, quest'ultimo, raccontato da non pochi reportage giornalistici, documentari e/o speciali tv, ma non ancora, non almeno negli anni più recenti, “dal di dentro”, eccezion fatta per alcuni episodi del film Gomorra.

Il lavoro di preparazione è un'accurata ricerca sul campo, che coinvolge giornalisti e sociologi molto attenti al mondo della malavita e soprattutto al tema del linguaggio in essa presente, e si avvale della consulenza diretta di ex piccoli criminali che da anni hanno intrapreso un percorso “a ritroso”, collaborando con le istituzioni locali in aree sociali e di recupero di ex delinquenti. Un secondo elemento di giustificazione dell’impianto produttivo è la scelta del regista, Guido Lombardi, di lavorare sul territorio con un gruppo di attori oggi tutti
professionisti, la cui storia personale è fortemente intrecciata, per averla vissuta da vicino, con il racconto proposto. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di neo professionisti, la cui storia creativa è cominciata appunto con il film Gomorra e poi proseguita con esperienze televisive (del genere de La squadra) con una fortissima vocazione alla rappresentazione e un grande desiderio di mettersi in gioco. È stato possibile compiere un lungo e scrupoloso lavoro di selezione di volti e corpi e al tempo stesso lavorar e con continuità sulle
varie versioni della sceneggiatura con “prove aperte” che hanno avuto la caratteristica di veri e propri laboratori.

Take Five aspira a caratterizzarsi come film innovativo e a suo modo spettacolare. Orientato a una narrazione di tipo cinematografico forte. Il budget del film è contenuto, dettato dalla consapevolezza della scarsità delle risorse pubbliche e private oggi disponibili per il cinema di qualità e dalla “difficoltà” di un film che, pur aspirando a una sua narrazione popolare attraverso il ricorso a figure retoriche del cinema di genere, è tuttavia interpretato da attori ancora non conosciuti presso il grande pubblico. Una difficoltà che produttori e regista hanno deciso di difendere, fin dal primo istante, senza addolcimenti di sorta. Puntando sulle potenzialità internazionali della storia e sapendo che anche il pubblico italiano ha dato negli ultimi anni inattese prove di maturità quanto alla disponibilità a confrontarsi con soluzioni narrative e interpretative non convenzionali. Insomma, nelle intenzioni dei suoi artefici, un piccolo-grande film.Con le carte in regola per frequentare la paserella di festival cinematografici importanti e, allo stesso tempo, per parlare a un pubblico vasto e differenziato.

Il titolo del film è ispirato a quello del mitico brano jazz registrato dal Dave Brubeck Quartet (1959). Radicato nella realtà della sua terra, il regista si confronta con il mondo della criminalità, fondendo come nessuno in Italia il cinema di genere amato da Tarantino con la comicità de I soliti ignoti, e raccontando con energia e sincerità un mondo criminale che è al centro di prodotti come Gomorra. Insomma, un esempio di caper movie nostrano, che non ha nulla da invidiare ai modelli d’oltreoceano.

Scritto dal regista, da un soggetto di cui è autore con Gaetano Di Vaio, il film è stato interamente ambientato a Napoli, comprese diverse scene sono state girate nelle fogne, considerando che la “banda del buco” le utilizza per arrivare al caveau di una banca. Insomma, quasi una dichiarazione d’intenti, come a dire che a Napoli c’è ancora tanta bellezza da riscoprire. Prendendo esempio dai cinque protagonisti, bisogna solo scavare per riportare alla luce questi tesori dimenticati della città.

“È incredibile quello che c’è sotto Napoli”, dice il regista Guido Lombardi, aggiungendo che “Take Five fa consapevolmente ricorso agli archetipi del film di genere, ma prova a raccontare, a suo modo, il nostro tempo. Un tempo, una società, dove i soldi, il successo, la fama rappresentano l’unica forma di riscatto da un anonimato percepito sempre di più come insopportabile”.

E cinque “irregolari” sono i protagonisti del film, attori di strada e che la strada la conoscono bene, tanto da far diventare il confine tra finzione e realtà incredibilmente sottile. Al fianco della ‘banda’ di protagonisti (Gaetano Di Vaio, Peppe Lanzetta, Salvatore Striano, Carmine Paternoster e Salvatore Ruocco), figura un cast di grande impatto (in cui spiccano Esther Elisha, Gianfranco Gallo, Antonio Pennarella, Antonio Buonomo, Alan De Luca e Vittoria Schisano), per un film prodotto in maniera indipendente e coraggiosa da Dario Formisano, Gaetano Di Vaio e Gianluca Curti per Eskimo, Figli del Bronx e Minerva Pictures, con Rai Cinema e con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

 

Estratti dal film:



 
 

 

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