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Uno che ha scritto «Notte che se ne va» non può diventare cenere. Ma vogliamo scherzare? Dove l’avete nascosto? Ditemi che è tutto uno scherzo, è tutto un film, giro magari da Almodovar

Je nun m’arricorde cchiu’... si stevemo buono... Gesù Gesù... volevo portarti un fascio di fiori, gardenie, rose, violette e fiori d’arancio ma forse ho sbagliato la stagione e ho girato per i Cimiteri della mente cercando il tuo posto, il tuo luogo, una lapide o qualcosa... ma poi qualcuno mi ha ricordato che tu eri diventato cenere... E con questo pensiero per compagnia ho attraversato il mare di Annaverrà per venirti a cercare e ho chiesto in giro: avete visto le ceneri del mio amico? Una tua sonora risata nella mente, i ragazzi della classe che non capivano le canzoni, volevano le femmine e guardare minigonne ma intanto tu già volavi... Gesù Gesù... come si cambia è vero... e poi non te ne accorgi più...

Je nun m’arricorde chi si stevemo buono... cu’ l’addore do’ café pe’ tutta ‘a casa... ma so parole o è fantasia... E con la mia fantasia in questi giorni di sole amaro, di sole che vorrebbe riscaldare un mondo che non c’è, fra Calais e PortaCapuana, mi perdo nei vicoli delle nostre strade, quelle dove adesso i turisti si mettono in fila per la pizza... Noi ce le mangiavamo chiuse a libretto e l’olio ci scorreva su quegli anni ribelli e maleducati, strafottenti e candidi come un quattro in stenografia o un tre in chimica... Je voglio canta’... che me ne ‘porta da’ chimica?

E la chimica della vita mo’ mi lascia solo, orfano di te e delle tue risate, delle tue imitazioni, delle tue gag, perché anche se gli altri pensavano che tu fossi un Orso, io sapevo che la voglia di far ridere me l’avevi trasmessa...ora il mio cane non capisce perché con uno stereo malandato vado avanti e indietro cercando una nota, un accordo, un si bemolle o un fa diesis aumentato... Non esiste? E non ridere dai, lo sai che di musica non c’ho mai capito niente... voglio dire gli accordi non mi piacevano, mi piaceva Verga e Aleardo Aleardi... e tu mi sfottevi, dicevi: siente... ma ‘stu Aleardo Aleardi... tene due nomi o due cognomi?

A Piscinola quando arrivasti con la cinquecento blu la Casa del Popolo, intitolata ad Emilio Sereni, era stracolma, la gente di quartiere, la gente del popolo chissà perché certe cose le intuisce prima... e ora in questo sabato terremotato da una vita che sembra non avere più sapore di riaffiora Appocundria ‘e chi e’ sazio e dice ca’ e’ dijuno... ’appocundria ‘e nisciuno... Oh avete visto le ceneri del mio amico?

Scusate ma uno che ha scritto «Notte che se ne va» non può diventare cenere, per giuda... ma vogliamo scherzare? Dove l’avete nascosto? Ditemi che è tutto uno scherzo, è tutto un film, giro magari da Almodovar con le musiche di Bacalov...e ja... esci... esci... vieni fuori... raccontami ancora delle pizze fritte che fece Dorina e tu te ne mangiasti una decina... e poi quando ti chiesi: Pinò... ora che taglia porti?

Mi rispondesti...: oj pè... pe’ mme ce vo’ ‘o tapezziere!! Tirate fuori il mio amico, non mi date cd, video, libri e quant’altro... e non essere arrabbiato perché al diploma ti diedero il 48... come a dire ne’ carne ne’ pesce... tu lo sapevi che la scuola era fatta per gli altri... Noi andavamo a ridere e a divertirci, a strappare le catene dai bagni, a far infuriare i bidelli, portavamo in classe di tutto e di più e lo spagnolo non ci voleva entrare in testa... Je nun m’arricordo cchiu’ si stevemo buono... ma so’ parole o e’ fantasia... oppure chesta è ‘a vita mia...Gesù Gesù...! Che me ne faccio di questo mazzo di fiori? A chi lo do? Lo metto su un fosso abbandonato tra la gente che avanza in silenzio frastornato e cerco occhi che non vedrò più... Ma che amma fa’... pe’ ave’ nu poco ‘e bene?


PEPPE LANZETTA
04/11/2016

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