Ci sono cose che per chi fa il nostro mestiere è difficile dimenticare. E allora ripenso a ciò che mi disse Pasquale Squitieri allorché uscì il mio romanzo Infernapoli : Peppe, se avessi vent’anni di meno lo girerei io... è bellissimo! Ecco. E poi Pasquale se ne è andato e forse gli avrebbe fatto piacere leggere ciò che i giornali hanno scritto di lui. Hanno usato aggettivi che lui sotto sotto aveva dimenticato di meritare o meglio glielo avevano fatto dimenticare. Ci sono persone che hanno un carattere speciale e spesso vengono giudicati per quello e non per ciò che producono.
Squitieri è stato un cineasta di razza, uno che ha amato pazzamente il cinema ma a suo modo era un irregolare, un borderline, un mix di Califano e Leone, di cui è stato anche assistente. Timido me lo ricordo che entrò nella saletta rossa di Guida a port’Alba in occasione della presentazione di un mio romanzo. Si sedette in fondo, si sentiva come un intruso. E invece era una gioia per me vederlo lì. Mi disse: sai delle sere a Parigi ho letto dei tuoi racconti a Claudia (Cardinale) e lei spesso si è commossa.
Ora voglio dire: la Cardinale che lacrima mentre Squitieri le legge dei racconti di un borderline di periferia non è una cosa che capita tutti i giorni. E allora ringrazio la Cardinale ma soprattutto Pasquale che negli anni della mia gioventù mi ha regalato delle emozioni nelle sale dell’Astoria o del Roxy, del Modernissimo prima maniera o nei proseguimento prime visioni. Quei cinema lì non ci sono più, quella effervescenza e quella voglia di vedere le cose come I Guappi o Camorra e scoprire che la nostra città poteva anche essere raccontata in altro modo. Che il cinema ti assista Pasquale, sempre, tra le nuvole ballerine dove sei adesso e tra gli abbracci di quelli che ti hanno preceduto e che poco poco ora ti diranno. Ue’ Pasqua’...pure tu qua?
PEPPE LANZETTA
(21/02/2017)