Templates by BIGtheme NET
  • Pummarola meccanica

    Cirillo, Della Notte e Beneventano sono famiglie napoletane di diversa estrazione sociale, ma unite dalle stese paure e solitudini. I loro destini si incrociano in una mobilitazione generale fatta di affetti, sogni, bugie, riscatti; ma in fondo cercano - come tutti - forse solo un po' di felicità. Per raccontare questo circo umano sempre in bilico tra blasfemo e devozione... Leggi tutto
  • "Il dio inquieto. Elogio di Diego Armando Maradona"

    Io sono Diego. Ho visto ragazzi fuori e ragazzi dentro e ragazzi uscire da dentro e andare fuori. Ho visto palloni dentro ma hanno detto che erano fuori e palloni fuori che invece erano dentro...
    ... Leggi tutto
  • L'Odio. La banlieu napoletana

    Dalle banlieue parigine al Bronx napoletano Lanzetta racconta le periferie dell'anima come nessun altro sa fare. Con passaggi di vera e propria poesia brutta, sporca & cattiva, come un blues dolente strimpellato alla luna... Leggi tutto
  • 1
  • 2
  • 3

BASTARDA N.Y.
 
Pensavo a New York.
A tutte le facce che in quel momento camminavano per la 5 Avenue, per Manhattan, per il Queens. Pensavo a tutti gli occhi, i piedi e le mani dei portoricani, dei cinesi degli italiani e newyorkesi, ai loro cazzi penduli di vario tipo, colore, dimensioni, alle mutande bagnate delle negre della Louisiana, agli assorbenti e ai cicli mestruali delle top model e delle manager di Wall Street. Pensavo ai greci, ai misti di souflaki e cheeseburger, pensavo a Little Italy e al Polanski di Chinatown... 
Pensavo alle tonnellate di hamburger e alle montagne di patate fritte Ketchup, senape, mostarda, maionese, tabasco, birra chilometrica che sarebbe venuta fuori dai fusti come piscio e vomito dalle viscere dell'A-merica su tutta l'Umanità. 
Pensavo ai condilomi e ai sifiloma, alle creste di gallo, ai litri di sperma, agli ettolitri, biancastro, lattiginoso, che dava odio, amore, sollievo, gioia. Pensavo alle minorenni di NY che in quel momento stavano abortendo e a quelle che stavano cercando la vena per spararsi forse l'ultima fatale pera. Adoravo New York. Pensavo ai pompini delle negre ferme nei drive in, alle corse dei cavalli, ai party lussuosi dei quartieri residenziali, al porto, alle gru, ai gabbiani americani, ai barboni, a Jack Nicholson, all'America che amava Redford. 
Era un'America che mi piaceva meno. Pensavo a John Belushi. vivo, mai morto, alle Cadillac sfasciate per girare Blues Brothers, alle Mustang alle Chevrolet ferme in doppia fila, in divieto di sosta, a quelle trainate dalla polizia municipale, a quelle che s'appartavano perché i cazzi s'indurivano e le vagine si inumidivano. Quanto sperma produce l'America. Quanto se ne ingoiano le americane, quanto ne sputano, quanto se ne spalmano sul ventre, sul seno, sul culo. 
Pensavo al Blue Note, alle interminabili notti, alla musica che s'era suonata e quella ancora da suonare, al clarinetto di Woody Allen ai locali fumosi dove s'era esibito Lenny Bruce. Quanto amavo Lenny Bruce. Pensavo a Bird. 
Al mitico Bird: Uccello. 
Avrei anche dato anni della mia vita se solo avessi potuto conoscere Charlie Parker, fermarmi per uno scotch con lui, parlargli, sentirlo suonare. Me lo immaginavo goffo e geniale camminare da solo nell'East Side di NY e magicamente incantare il pubblico dell'Open Door.
Me lo immaginavo ricoverato al Camarillo in California dichiarare alle infermiere di turno d'aver avuto la sifilide e di averla curata con la penicillina, bismuto e arsenico. 
Immaginavo tutta la pioggia di NY scendere sul capo di Bird, sui berretti colorati, sul suo sax malmesso. 
Me lo immaginavo avvolto in un cappottone nero ripararsi in un portone e da li guardare le macchine sfrecciare mentre riflessa nell'acqua c'era la luce al neon blu del MONTMARTRE. 
Pensavo ai chilometri e chilometri di pasta dentifricia che gli Americani tutte le mattine spalmavano sugli spazzolini; ai colluttori per le gengive e cavo orale, a tutte le sveglie d'America che si fossero messe a suonare simultaneamente per dar vita ad un concerto senza precedenti. 
Pensavo a tutti i Bambini negri clic a scuola sono stati chiamati "Negro"! Pensavo a tutti gli spacciatori di New York. 
Pensavo a tutte le siringhe usate abbandonate a NY. 
Pensavo alle sirene della Polizia di NY, ai ristoranti con la cucina indiana alla catena dei McDonalds, a tutte le persone sole che in quel momento vagavano per NY senza sapere dove andare, senza nessuno che li aspet-tasse, senza un numero di telefono da fare né da dare. 
Pensavo che la cosa piú triste in NY sia non avere un amico, un conoscente a cui poter dire: questo è il mio numero. Chiamami quando vuoi. 
Pensavo che un telefono che non squilla è un telefono morto. 
Ho sempre odiato i telefoni morti.
Peppe Lanzetta
Ottobre 1989
Racconti su "La Voce della Campania"

Cerca

Novità